Contributo femminile all’assistenza sanitaria mondiale in gran parte non riconosciuto

11 Giu 2015

Secondo il parere di una Commissione di esperti pubblicato su The Lancet, le donne contribuiscono per circa 3.000 miliardi dollari all’assistenza sanitaria globale, ma quasi metà del loro contributo non è pagato né riconosciuto. La Commissione, presieduta da Ana Langer, responsabile dell’iniziativa Donne e salute alla Harvard TH Chan School of Public Health di Boston, propone un’analisi esaustiva sulle complesse relazioni tra donne e salute, dimostrando che il loro peculiare contributo al benessere della società civile è poco riconosciuto ed è sottovalutato in termini economici, sociali, politici e culturali. Esordisce Langer: «Troppo spesso la salute femminile è essenzialmente assimilata a quella materna e riproduttiva, ma è tempo di riconoscere non solo i bisogni sanitari delle donne nell’arco della vita, ma anche il loro contributo produttivo nel campo dell’assistenza sanitaria e per la società nel suo complesso, oltre al ruolo altrettanto importante come madri e casalinghe. Aggiunge Afaf Meleis della University of Pennsylvania School of Nursing a Philadelphia, copresidente della Commissione assieme a Langer: «Le aree urbane spesso si sviluppano senza contributi femminili e senza affrontare le esigenze delle donne in tema di adeguata illuminazione, trasporti sicuri, accesso a un’alimentazione sana e all’assistenza sanitaria». E questo le pone a maggior rischio di violenza, di malattie non trasmissibili e di una vita quotidiana sovraccarica di stress, mettendo in pericolo anche il benessere delle loro famiglie. «La parità di genere deve essere al centro di tutte le politiche e di interventi mirati a migliorare l’assistenza sanitaria e lo sviluppo sociale ed economico, specie dopo il 2015» sostengono gli autori, che hanno analizzato i dati di 32 paesi, pari al 52% della popolazione mondiale, stimando che il valore finanziario del contributo delle donne al sistema sanitario nel 2010 è stato il 2,47% del prodotto interno lordo (Pil) globale e al 2,35% del PIL per il lavoro non retribuito. «Il ruolo di casalinga è ufficialmente riconosciuto e ricompensato solo in pochi paesi, tra cui il Costa Rica, la Turchia e il Regno Unito» sottolinea Langer, ricordando che medici e infermieri sono la grande forza lavoro globale dell’assistenza sanitaria, e che molti di loro sono donne che lavorano in ambienti non protetti e senza che il loro ruolo sia riconosciuto in modo congruo alla formazione ed esperienza. «Tutto questo può portare al burnout, con logoramento della salute loro, della famiglia e dei pazienti» concludono gli esperti, esortando le donne a partecipare a tutti i livelli del processo decisionale nella società, e a promuovere la loro leadership nel campo della salute a livello nazionale e internazionale.

L’articolo su Doctor33

The Lancet 2015. doi: 10.1016/S0140-6736(15)60497-4

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