Disturbi del sonno

L’insonnia comporta la sensazione di dormire poco e male o comunque di non trarre abbastanza riposo dal proprio sonno. È un disturbo frequente che colpisce dall’8 al 25% della popolazione con maggior prevalenza nel sesso femminile.
La deprivazione cronica di sonno, alterando il ciclo sonno-veglia e tutti i ritmi biologici associati, comporta l’esaurimento dell’energia che alimenta la nostra vita, compromettendone la qualità in tutte le sue dimensioni: personale, affettiva, familiare, socio-relazionale e lavorativa.
Il sonno è dunque caposaldo della salute.
Per tale motivo, i disturbi morfeici devono sempre essere presi in seria considerazione e condivisi con il proprio medico di fiducia per poter identificare e dunque eliminare, laddove possibile, le eventuali cause scatenanti, attraverso un intervento mirato comportamentale e/o farmacologico.
La cosiddetta igiene del sonno, che si realizza attraverso l’adozione di comportamenti che hanno lo scopo di favorire un buon riposo notturno, già consente di migliorare la qualità del sonno e di mantenerla nel tempo, rappresentando la strategia primaria per combattere l’insonnia. Ma in taluni casi queste misure possono non essere sufficienti, giustificando così il ricorso a terapie farmacologiche, che devono sempre essere valutate e concordate con il proprio medico curante.

Insights

L’insonnia può manifestarsi in diversi modi:

  • difficoltà nel prendere sonno (insonnia iniziale);
  • difficoltà a mantenere il sonno nel corso della notte per ricorrenti risvegli (insonnia centrale);
  • risveglio mattutino precoce, rispetto a ciò che si vorrebbe con difficoltà a riaddormentarsi (insonnia terminale).

Si distinguono:

Insonnie primarie: sono causate da una predisposizione individuale. Fanno parte di questa categoria le seguenti forme:

  • dispercezione del sonno: la persona che ne è affetta ha una percezione del proprio sonno errata rispetto a quello che realmente è; ad esempio, la persona può essere convinta di dormire poche ore per notte, mentre in realtà dagli esami polisonnografici il sonno risulta normale;
  • insonnia idiopatica: esordisce in età giovanile e perdura per tutta la vita della persona. Tende ad avere elevata familiarità;
  • insonnia psicofisiologica: è scatenata da eventi o periodi stressanti di vita ed è destinata a perdurare nel tempo.
    È tipica del sesso femminile e delle persone di mezza età.

Insonnie secondarie: sono causate da altre problematiche, quali:

  • malattie fisiche: ad esempio, malattie che implicano dolore o disturbi respiratori;
  • uso di farmaci o alcol;
  • disturbi psichici: i problemi del sonno accompagnano spesso i disturbi psichici. Ad esempio, caratteristica della depressione è l’insonnia terminale, mentre nei disturbi d’ansia è più spesso riscontrabile un’insonnia iniziale o centrale.

Tra i fattori che contribuiscono all’insorgenza dell’insonnia, oltre a quelli appena citati quali una predisposizione individuale, la presenza di malattia fisica o psichica e l’assunzione di sostanze,giocano un ruolo fondamentale gli stili di vita e le caratteristiche dell’ambiente in cui si dorme (ad esempio illuminazione, temperatura, rumorosità).
Per quanto riguarda gli stili di vita, tra i nemici del nostro sonno vi sono: avere un ritmo sonno-veglia non costante, cioè andare a dormire e svegliarsi a orari sempre diversi; lavorare su turni notturni; praticare sport la sera tardi; consumare cibi pesanti per cena e grandi quantità di alcol; fumare sigarette poco prima di dormire.
Per quanto riguarda invece l’ambiente in cui si dorme, non facilita certamente il nostro sonno dormire in una camera rumorosa, illuminata o con una temperatura troppo calda o troppo fredda.
L’insonnia a lungo termine comporta numerose conseguenze, interferendo con la vita di tutti i giorni: le persone che ne soffrono regolarmente tendono a lamentare molta stanchezza durante la giornata, con difficoltà a concentrarsi nelle attività lavorative e conseguente calo di rendimento, difficoltà di memoria, irritabilità, umore depresso e una generale riduzione della qualità della vita.

  1. Mantenere costanti e regolari gli orari di coricamento e risveglio.
  2. Se si fatica ad addormentarsi, non rimanere nel letto ma spostarsi in un’altra stanza.
  3. Usare il letto solo per dormire e per attività sessuale, non per leggere o guardare la televisione.
  4. Evitare i sonnellini pomeridiani.
  5. Evitare eccessivi sforzi fisici o mentali nelle ore che precedono il sonno.
  6. Evitare di addormentarsi davanti alla tv.
  7. Non prolungare le ore di sonno durante i week end.
  8. Evitare temperature troppo alte o troppo basse nella stanza da letto.
  9. Evitare di andare a dormire a stomaco vuoto.
  10. Non assumere alcol, caffeina o teina, nicotina prima di andare a dormire
  11. Non utilizzare apparecchi come pc e tablet nelle due ore prima di coricarsi.

Le donne sono più a rischio rispetto agli uomini di sviluppare problemi di insonnia, dal momento che presentano una naturale vulnerabilità correlata alle modificazioni ormonali che le accompagnano in tutte le fasi della loro vita. Ciò rende ragione del fatto che le alterazioni dell’architettura del sonno, tipiche dell’insonnia, sono più frequenti quando tali fluttuazioni sono di maggior entità, dunque durante il periodo premestruale, la gravidanza e la menopausa.
Nelle donne sonno e funzione ormonale sono strettamente interconnessi, interagendo attraverso meccanismi delicati e complessi: un adeguato riposo notturno concorre, durante il periodo fertile, a sincronizzare la circadianità e la circamensilità dei bioritmi neuroendocrini. Infatti, la deprivazione di sonno interferisce con la funzionalità dei centri cerebrali dedicati alla regolazione delle attività neuroendocrine con conseguenti ripercussioni sul ciclo mestruale che possono, a loro volta, compromettere la fertilità e associarsi ad eventuali alterazioni della sessualità. Parimenti, alterazioni della funzione ormonale possono interferire con il riposo notturno, alterandolo in termini quantitativi e qualitativi.

Come anticipato, le donne sono maggiormente esposte al rischio di sviluppare insonnia in alcune fasi particolari della loro vita.
Le fluttuazioni ormonali tipiche del periodo che precede la comparsa della mestruazione sono responsabili di un corredo di manifestazioni fisiche e psico-comportamentali, la cosiddetta sindrome premestruale, tra cui anche l’insonnia. In tal caso, essa rappresenta un disturbo transitorio e che regredisce spontaneamente con l’esaurirsi della sindrome stessa.

Durante la gravidanza, grazie all’azione sedativa e ipnoinducente svolta dagli alti livelli di progesterone, viene generalmente riferito un miglioramento della qualità del sonno e solo in alcuni casi, laddove sussistano particolari situazioni stressanti come, ad esempio, gravidanze indesiderate, problemi economici, difficoltà con il partner, tale effetto può essere contrastato. Molte donne lamentano, come alterazione del sonno, il russare o la comparsa di apnee notturne; questo è un aspetto che deve essere adeguatamente valutato e indagato dal medico, dal momento che è stato individuato quale fattore predittivo di ipertensione e pre-eclampsia. Alterazioni del riposo notturno sono invece piuttosto frequenti nella seconda parte della gravidanza, complici le tensioni psico-emotive, correlate all’avvicinarsi del momento del parto, e gli effetti secondari derivanti dalle aumentate dimensioni di feto (aumento nel numero e nell’intensità dei movimenti fetali, incremento dello stimolo a urinare per la pressione dell’utero sulla vescica) e dal pancione (difficoltà a trovare posizioni confortabili).

Climaterio e menopausa sono le fasi senza dubbio più critiche e, infatti, sono numerose le donne (si stima circa il 20-25%) che lamentano, tra i disturbi menopausali più rilevanti, l’insonnia. Le irregolari fluttuazioni ormonali, che caratterizzano la perimenopausa, e il deficit estrogenico del periodo post comportano, infatti, una importante alterazione dei principali bioritmi e della loro circadianità, sovvertendo la struttura del sonno. Ciò si realizza non solo per l’azione diretta delle alterazioni ormonali sui centri del sonno, ma anche per effetto indiretto causato dai risvegli notturni, spesso ricorrenti, conseguenti alle crisi vasomotorie (le cosiddette vampate di calore), tipiche di questo periodo. La deprivazione di sonno che ne deriva concorre ad aggravare le manifestazioni di tipo depressivo, anch’esse correlate alla carenza estrogenica menopausale, che a loro volta interferiscono con il sonno, amplificando così gli effetti negativi sul tono dell’umore.

Vi è poi da considerare un ulteriore aspetto, quello della comorbidità, che giustifica una maggior frequenza dell’insonnia nella popolazione femminile. Essa, infatti, può essere espressione clinica di altre patologie, assai più diffuse tra le donne rispetto agli uomini, quali depressione e dolore cronico.

Una delle principali e precoci manifestazioni delle sindromi depressive è proprio l’insonnia, a dimostrazione della complessa interazione tra neurotrasmettitori e funzione ormonale. Diversi studi hanno evidenziato che il trattamento efficace dei disturbi del sonno migliora la prognosi della depressione.

Anche il dolore cronico si associa frequentemente a insonnia, che comporta un peggioramento del quadro clinico: da un lato il dolore interferisce con la qualità del sonno per le difficoltà ad addormentarsi e i frequenti risvegli notturni, dall’altro la deprivazione di sonno che ne consegue influisce sulla percezione del dolore, abbassandone la soglia e dunque rendendo più vulnerabili alla sensazione dolorosa.

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I disturbi del sonno
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