Giornata Mondiale Prematurità. I neonatologi: “Vaccinazioni scudo a difesa dei più deboli, in particolare per i nati pretermine”

15 Nov 2016

La Società italiana di neonatologia, in occasione della giornata che ricorre il 17 novembre, ribadisce così con forza l’importanza di un’adeguata prevenzione vaccinale, particolarmente raccomandata in alcuni gruppi di soggetti ad alto rischio, tra i quali vanno annoverati i neonati pretermine, che, a causa delle complicanze della prematurità, risultano maggiormente esposti alle conseguenze dannose delle patologie infettive.

Dopo aver raggiunto livelli di copertura >96%, le vaccinazioni negli ultimi tre anni hanno dimostrato una significativa, quanto preoccupante, inversione di tendenza, come confermato dalle rilevazioni nazionali del 2015, che indicano percentuali per le vaccinazioni obbligatorie <94%, e circa dell’85% per morbillo, parotite e rosolia.

A tal proposito la Società Italiana di Neonatologia (Sin), in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, che ricorre il 17 novembre, ribadisce con forza l’importanza di un’adeguata prevenzione vaccinale, “particolarmente raccomandata in alcuni gruppi di soggetti ad alto rischio, tra i quali vanno senz’altro annoverati i neonati pretermine, che, a causa delle complicanze della prematurità, risultano maggiormente esposti alle conseguenze dannose delle patologie infettive prevenibili dalle vaccinazioni”.

“Il neonato pretermine, infatti, oltre alle frequenti complicanze che ne prolungano la permanenza in ospedale fino anche oltre il 3° mese di vita, presenta, com’è noto, una condizione di immunodeficienza più accentuata e duratura che nel neonato a termine. Inoltre, questi piccoli ricevono, a volte, trattamenti, ad esempio gli steroidi, che potrebbero interferire con la risposta protettiva immunitaria”, spiega la Sin.

Riportiamo di seguito alcune indicazioni della Sin in tema di somministrazione dei vaccini e possibili effetti collaterali.

Somministrazione
Anche se più fragili, i numerosi studi sulle vaccinazioni condotti nei pretermine hanno dimostrato come, sebbene in alcuni casi i livelli anticorpali risultino lievemente inferiori rispetto al neonato a termine, la risposta al vaccino appaia sufficiente per assicurare la protezione, sia nel breve sia nel lungo termine.
In alcuni casi, però, come per il vaccino anti-epatite B, può comunque rivelarsi opportuna una dose aggiuntiva di richiamo. Per quanto riguarda poi la vaccinazione anti-tubercolare con BCG, in particolare nel neonato pretermine affetto da patologia cronica, questa va procrastinata al momento della dimissione, mentre quella anti-influenzale va somministrata dopo i sei mesi di vita, ma potrebbe non evocare una sufficiente protezione. Per proteggere i pazienti con patologia cronica prima dei sei mesi, anche i familiari e chi segue il bambino, compreso il personale ospedaliero, dovrebbero immunizzarsi contro l’influenza (“cocooning”).

Effetti collaterali
Il rischio di effetti collaterali post-vaccino è contenuto, ma va attentamente conosciuto, come pure vanno accuratamente ed individualmente valutate le possibili controindicazioni transitorie o permanenti. Va sottolineato che le patologie respiratorie, infettive o neurologiche del pretermine non controindicano le vaccinazioni, anzi, al contrario, le rendono particolarmente raccomandate. L’incidenza di effetti avversi (reazioni febbrili o flogistiche locali, irritabilità, pianto inconsolabile) risulta più bassa nel pretermine, verosimilmente per una ridotta capacità di risposta infiammatoria generale e locale. Tuttavia nei più piccoli, particolarmente se vaccinati durante il ricovero, prima dei 70 giorni di vita, sono più frequenti gli episodi di apnea-bradicardia e desaturazione. Risulta pertanto prudente assicurare un periodo di osservazione, con eventuale monitoraggio, di almeno 48 ore dopo la somministrazione.

Pertanto, i nati pretermine, come raccomandato dalle maggiori società scientifiche pediatrico-neonatologiche internazionali, devono essere immunizzati seguendo il calendario vaccinale, utilizzando dosi piene del vaccino, e secondo l’età cronologica, oppure al momento della dimissione dall’ospedale in caso di ricovero prolungato. Tuttavia, anche se non esistono particolari controindicazioni alle vaccinazioni nel pretermine, salvo quelle previste anche per il nato a termine, è di comune riscontro il ritardo dell’epoca d’inizio, come confermato sia da studi italiani, sia esteri.

“Risulta auspicabile una campagna di sensibilizzazione, rivolta sia agli operatori della sanità che ai cittadini – sottolinea Mauro Stronati, Presidente della Sin -. E’ importante diffondere l’informazione del rapporto costi/benefici altamente favorevole delle vaccinazioni, della loro ineguagliabile importanza preventiva per il singolo e per la comunità e sottolinearne la particolare utilità in alcune categorie di soggetti ad alto rischio, quali i nati pretermine”.

Da QS

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