La chemioterapia nell’infanzia ha un peso limitato sulla fertilità femminile

25 Mar 2016

Nelle sopravvissute a un tumore infantile l’impatto sulla fertilità della chemioterapia è generalmente limitato, offrendo in molti casi buone probabilità di concepire. Ecco, in sintesi, le conclusioni di uno studio pubblicato su The Lancet Oncology, da cui emerge, viceversa, che i sopravvissuti maschi hanno meno probabilità di avere figli, specie se trattati con dosi elevate di farmaci alchilanti e di cisplatino. «Precedenti ricerche hanno dimostrato che la fertilità può essere compromessa dalla chemioterapia, ma poco si sa sugli effetti sul concepimento di farmaci anticancro come ifosfamide e cisplatino nei sopravvissuti a una neoplasia infantile» esordisce Eric Chow del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, che assieme ai colleghi ha usato i dati del Childhood Cancer Survivor Study (Ccss), che tiene traccia dei soggetti con diagnosi di cancro infantile prima dei 21 anni, trattati in 27 centri statunitensi e canadesi nel periodo 1970-1999 e sopravvissuti almeno 5 anni.

«Nell’arco di 45 anni il 70% delle sopravvissute al cancro è rimasta incinta, a fronte del 50% dei maschi che ha concepito» scrivono i ricercatori, sottolineando che alte dosi cumulative di cisplatino e di alchilanti come ciclofosfamide, ifosfamide e procarbazina si associano a una significativa riduzione delle probabilità maschili di concepire. Tra l’altro, gli autori sottolineano che la dose soglia di ifosfamide sopra cui i sopravvissuti maschi hanno meno probabilità di generare figli è di gran lunga inferiore a quella giudicata a rischio nelle attuali linee guida. Viceversa, nelle sopravvissute solo busulfan e dosi elevate di lomustina sono direttamente correlate a basse probabilità di concepimento.

«Nonostante questi risultati siano incoraggianti per la maggior parte delle donne trattate con chemioterapia nell’infanzia, servono ulteriori studi per individuare le migliori opzioni di conservazione della fertilità da proporre ai pazienti e alle famiglie prima di iniziare il trattamento» conclude Chow. E in un editoriale di commento Richard Anderson dell’Università di Edimburgo, Regno Unito, scrive: «Dato il rischio di perdere la fertilità, ai maschi trattati con alchilanti e cisplatino dovrebbe essere proposta la crioconservazione del seme prima del trattamento, in attesa di sviluppare tecnologie appropriate quando questo non fosse possibile».

Lancet Oncol 2016. doi: 10.1016/S1470-2045(16)00086-3
http://dx.doi.org/10.1016/S1470-2045(16)00086-3

Lancet Oncol 2016. doi: 10.1016/S1470-2045(16)00116-9
http://dx.doi.org/10.1016/S1470-2045(16)00116-9

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