Cancro al colon. Metodo TRIMprob: una potenziale prospettiva per rilevare lesioni tumorali. Ma colonscopia rimane esame chiave

2 Set 2015

Nato circa 10 anni fa, il metodo TRIMprob, basato sull’uso di onde elettromagnetiche, ha l’obiettivo di rilevare la presenza di lesioni e alcuni tipi di tumore maligno ed è impiegato in qualche centro italiano come strumento integrativo per individuare il cancro alla prostata. Oggi, uno studio sul World Journal of Gastroenterology analizza l’efficacia di questa tecnica anche nel rilevare lesioni al colon, mostrando risultati significativi in un gruppo di 305 pazienti. Tuttavia, la colonscopia rimane l’esame chiave raccomandato e non sostituibile per la diagnosi. Ecco lo studio.

Il Metodo TRIMprob (dove TRIM sta per ‘Tissue Resonance Interaction Method’) è costituito da una tecnica non invasiva basata sull’utilizzo di onde elettromagnetiche con lo scopo di rilevare la presenza di tessuti con patologie anche di natura maligna. L’impiego di questa tecnica viene studiato da qualche anno da alcuni gruppi di ricerca ed essa è attualmente applicata in alcuni centri italiani come metodo integrativo per individuare il cancro alla prostata. Oggi, uno studio scientifico condotto dall’Università degli Studi di Sassari ha analizzato il potenziale impiego di tale tecnica per rilevare un altro tipo di tumore maligno, ovvero il cancro al colon, concludendo che tale metodo fornisce uno strumento “rapido, accurato, non invasivo e conveniente” per “individuare i pazienti che più potrebbero beneficiare della colonscopia”. Lo studio è stato pubblicato* sul World Journal of Gastroenterology (WJG).

La tecnica Trimprob si serve di onde magnetiche con l’obiettivo rilevare differenze tra le proprietà elettromagnetiche dei tessuti sani e quelle dei tessuti con patologie. Il tutto al fine di favorire l’individuazione di lesioni nel colon.

Nello studio odierno dell’Università di Sassari, i ricercatori hanno preso in considerazione un gruppo di 305 pazienti con indicazione di effettuare la colonscopia. Rimanendo vestiti, i pazienti sono prima stati esaminati col test Trimprob; in seguito essi sono stati sottoposti a colonscopia.
Nella pubblicazione i ricercatori riferiscono che lo strumento è stato in grado di “rilevare e caratterizzare in maniera accurata tutti i 12 adenocarcinomi e 135 su 137 polipi (98,5%), inclusi 64 di natura adenomatosa (100%)”. Comparando poi i risultati ottenuti col metodo TRIMprob con quelli dell’esame colonscopico effettuato subito dopo, i ricercatori riferiscono che è stato possibile identificare il cancro al colon e la presenza di polipi con una “sensibilità pari al 98,7%, specificità del 96,2% e precisione diagnostica del 97,5%”. Sempre nel paper si legge che “i risultati devono essere confermati attraverso ulteriori studi”. Inoltre l’esame è operatore dipendente e nello studio sul WJG si legge che il “limite principale di questo metodo” consiste nel fatto “che è necessario che l’operatore sia formato rispetto all’utilizzo della tecnica stessa; infine il test è inefficace nel rilevare la presenza di polipi in pazienti con malattie infiammatorie intestinali (IBD)”.

Il commento dell’esperto
Il cancro al colon rappresenta uno dei più diffusi tipi di tumore maligno ed è una patologia in aumento all’interno della popolazione giovanile. In generale, lo screening è uno strumento importante per ridurrel’incidenza di questa malattia, permettendo di individuare i polipi adenomatosi.
“A mio avviso si tratta di una prospettiva interessante e lo studio scientifico dimostra una concordanza molto significativa tra il risultato ottenuto mediante la tecnica TRIM e quello del test diagnostico proprio, costituito dalla pancolonscopia”, ha affermato, riferendosi allo studio sul World Journal of Gastroenterology, il Professor Fortunato Ciardiello, Ordinario di Oncologia Medica della Seconda Università degli Studi di Napoli e Presidente eletto dell’ESMO. “La colonscopia, infatti, rappresenta un test diagnostico chiave, che non può essere sostituito dall’utilizzo di altre metodiche: questo perché essa permette la visualizzazione dell’intero tratto del colon-retto, insieme all’eventuale esecuzione contestuale di biopsie mirate e multiple in ogni area sospetta e/o patologica.
Come tutti gli esami diagnostici interventistici, l’indagine endoscopica della colonscopia presenta un minimo rischio di morbilità. Tuttavia, per ogni paziente è importante valutare il rapporto costo-beneficio ed in alcuni casi essa può costituire addirittura uno ‘strumento terapeutico’, dato che nel corso dell’esame è possibile asportare in maniera definitiva piccoli polipi, nonché lesioni benigne o pre-neoplastiche”.

Le procedure diagnostiche raccomandate e lo screening 
“L’endoscopia è la principale procedura per la diagnosi” di questa malattia e può essere effettuata sia tramite sigmoidoscopia sia preferibilmente tramite colonscopia totale, si legge nelle recenti linee guida dell’European Society for Medical Oncology (ESMO), nelle quali vengono considerate anche altre metodiche (clistere al bario, quando non è possibile praticare una colonscopia completa, la colonscopia virtuale e la colonografia TC, che non rientrano ancora negli standard, ma che possono essere utilizzate come strumenti per valutare la posizione delle lesioni e per altre valutazioni).
In Italia e in altri paesi il programma completo di screening comprende analisi del sangue occulto nelle feci ogni due anni nelle persone dai 50 ai 69 anni (come si legge sulla pagina web del Ministero della Salute) e in caso positivo viene raccomandata la colonscopia; inoltre, negli individui senza rischi specifici, la colonscopia viene raccomandata  dall’Istituto Superiore di Sanità a partire dall’età di 50 anni.

Dunque, la colonscopia e gli esami endoscopici e radiografici rappresentano lo strumento diagnostico principale, ma diversi approcci sono in corso di studio e sono oggetto di ricerche sperimentali per individuare nuove strategie integrative e fornire sempre nuove opportunità di screening.

TRIMprob: che cos’è e la sua storia
Tale tecnica è stata studiata da alcuni gruppi di ricerca ed è da qualche anno oggetto di discussione relativamente al suo impiego, sia a livello mediatico che in ambito scientifico.
Inizialmente sviluppata nel 2004 dal fisico Clarbruno Vedruccio, che ha realizzato un bioscanner per utilizzo militare, la tecnica TRIM è stata poi studiata e applicata in ambito medico. Il metodo, infatti, viene studiato rispetto alla sua applicazione nell’individuazione di lesioni tumorali, in particolare del cancro alla prostata: in alcuni centri italiani, sia nell’ambito della sanità pubblica che nella sanità privata, esso viene impiegato come indagine integrativa per rilevare il cancro della prostata.
Tra le ricerche, in particolare, nel 2009, uno studio, condotto dal Dipartimento di Urologia del Policlinico Umberto I della Sapienza Università di Roma e pubblicato sulla rivista Urologia, riporta che il Trimprob ha una buona correlazione con la diagnosi di cancro alla prostata, ma che non può essere considerato un esame sostitutivo al test cito-istologico; inoltre questo risultato, si legge nelle conclusioni dello studio, “incoraggia ad integrare l’informazione ottenuta mediante questo metodo [Trimprob, ndr] con le tecniche diagnostiche convenzionali nel suggerire al paziente di sottoporsi a biopsia della prostata […]” ed altro.

* Maria P Dore, Marcello O Tufano, Giovanni M Pes, Marianna Cuccu, Valentina Farina, Alessandra Manca, David Y Graham. Tissue resonance interaction accurately detects colon lesions: a double-blind pilot study World J Gastroenterol 2015 July 7; 21(25): 7851-7859 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4491972/

L’articolo su Quotidiano Sanità

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