La vescica iperattiva può essere trattata con successo. Esclusa la presenza di patologie organiche (infezioni urinarie, tumori vescicali, malattie neurologiche demielinizzanti, diabete scompensato, ernie discali…), è opportuno intervenire anzitutto sullo stile di vita, eliminando i fattori di rischio:
- controllo del peso corporeo attraverso una corretta alimentazione e regolare attività fisica (esiste, infatti, una correlazione tra sovrappeso e incontinenza);
- astensione dal fumo (il fumo, di per sé, non provoca incontinenza, ma la tosse che spesso si accompagna comporta un aumento della pressione sulla vescica);
- consumo limitato di sostanze irritanti come la caffeina.
Tra le possibilità terapeutiche, è da considerare in prima linea la riabilitazione della muscolatura pelvica che consiste nella presa di coscienza e nel miglioramento dell’attività del pavimento pelvico e delle strutture ad esso correlate. Il maggiore aiuto è offerto dalla chinesiterapia, in cui vengono insegnati esercizi utili per stimolare e controllare le funzionalità di tutto il distretto pelvico-perineale, correlandola alla respirazione, alle diverse posture e alla dinamica corporea. La chinesiterapia può essere affiancata anche dall’utilizzo del biofeedback che consente alla donna di acquisire una maggior percezione dei muscoli pelvici, visualizzandone su un monitor i movimenti, e infine dall’elettrostimolazione, che consiste nella stimolazione elettrica della muscolatura attraverso piccoli elettrodi inseriti per via vaginale. Terapia comportamentale e riabilitativa risultano efficaci in oltre il 50% dei casi. Qualora non fossero sufficienti questi interventi, è possibile ricorrere alla farmacoterapia prima di affrontare soluzioni più invasive. La terapia farmacologica è basata sull’impiego di sostanze anticolinergiche, che inibiscono le contrazioni vescicali, diminuendo gli episodi di urgenza e frequenza minzionale nonché di incontinenza. Tali sostanze, in assenza di specifiche condizioni che ne controindicano l’impiego (ad esempio glaucoma, reflusso gastro-esofageo, stipsi ostinata), rappresentano al momento la categoria di farmaci maggiormente efficaci sulla sintomatologia a fronte di una buona tollerabilità, ma non sono affatto di facile accesso per i costi elevati. A differenza di molti altri paesi europei, infatti, nel nostro Servizi Sanitario Nazionale tali farmaci appartengono alla fascia C e sono dunque completamente a carico dei pazienti (attualmente viene rimborsata per una minoranza di pazienti la sola ossibutinina generica in base alla Nota AIFA 87 “Disturbo minzionale correlato a patologie del sistema nervoso centrale, come ictus, traumi, Parkinson, tumori”). Nei casi più gravi, refrattari ai farmaci tradizionali, trova indicazione la neuromodulazione sacrale che prevede l’impianto di una sorta di pace-maker vescicale che ne controlla la funzione. Opzione di nuova generazione è l’utilizzo di farmaci endovescicali come la tossina botulinica. Entrambe le terapie devono essere eseguite esclusivamente presso centri di alta specializzazione.