Indagini prenatali: più se ne sa, meno se ne fanno

6 Ott 2014

Per molto tempo amniocentesi e villocentesi sono stati gli unici esami possibili per saperne di più su eventuali malattie di un bambino in arrivo: esami invasivi che danno informazioni precise sui cromosomi fetali, ma comportano un (piccolo) rischio di aborto. Poi sono arrivati i test di screening, come il bitest combinato più sicuri, ma anche meno accurati, perché danno solo stime di rischio.
E ora il mondo dei test non invasivi si è arricchito delle nuove indagini che si possono eseguire a partire da un prelievo di sangue materno. Anche in questo caso nessun pericolo, ma risultati limitati a poche condizioni (per lo più la sindrome di Down) e ancora non definitivi, anche se sempre più precisi.
Insomma, le opportunità per le future mamme si moltiplicano. Del resto, chi non vorrebbe sapere il più possibile della salute del proprio bambino?
Chi, avendo a disposizione tutti questi test, sceglierebbe invece di non far nulla? Ebbene, qualcuno c’è, a giudicare dai risultati di uno studio americano pubblicato di recente su Jama, Journal of American Medical Association.

Da Scienza in Rete

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