La sanità nell’Annuario Istat 2015. Italiani sono sempre più longevi e 7 su 10 si sentono in buona salute. Ma il 38% ha almeno una patologia cronica. Calano ricoveri e posti letto ospedalieri

14 Gen 2016

Buono lo stato di salute percepito anche se le donne sono svantaggiate. Si accorciano i tempi di ricovero e cala l’attività ospedaliera per acuti. Il 66% dei decessi dovuti a malattie del sistema circolatorio e tumori. Fumatori stabili al 19,6%. Permane l’abitudine del pranzo a casa per sette italiani su dieci. Ancora forti le differenze tra il Nord e il Sud. IL VOLUME INTEGRALEIL CAPITOLO SALUTE

Grazie alla costante riduzione dei rischi di morte a tutte le età, prosegue nel 2014 l’incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,8 del 2013 a 80,2 anni e per le donne da 84,6 a 84,9. È quanto rileva l’annuario 2015 curato dall’Istat che fotografa in 24 capitoli lo status del nostro Paese.

Concentrandoci sui temi sanitari dal rapporto emerge il proseguimento del processo di deospedalizzazione che ha determinato una progressiva e significativa diminuzione dei ricoveri nel tempo. Positivo lo stato di salute degli italiani: nel 2015, il 69,9% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute (valore stabile rispetto a un anno prima), più elevato fra gli uomini (73,4%) che fra le donne (66,5%). Il 38,3% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una patologia cronica: le più diffuse sono l’ipertensione (17,1%), l’artrosi/artrite (15,6%), le malattie allergiche (10,1%), l’osteoporosi (7,3%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,6%) e il diabete (5,4%).

Ma vediamo qui di seguito una sintesi del capitolo Salute e Sanità:

Assistenza territoriale. Nel triennio 2010-2012 risulta pressoché stabile il numero di medici di base e di pediatri. I primi assistono in media 1.156 pazienti e i secondi 879 bambini.
I servizi di guardia medica sono 4,9 ogni 100 mila abitanti, valore stabile negli ultimi tre anni stabile anche il numero di medici di guardia medica nel corso dei tre anni di osservazione, nel 2012 sono 20,2 ogni 100 mila abitanti. Gli ambulatori e i laboratori pubblici e privati convenzionati sono circa 16 ogni 100 mila abitanti nel 2012. Nell’ultimo quinquennio la dotazione dei servizi in valore assoluto ha subito una riduzione del 4,7 per cento

Assistenza ospedaliera. I dati del 2012 si riferiscono a 1.088 istituti di cura del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e presentano le caratteristiche tipiche dei paesi che hanno un sistema sanitario di tipo nazionale: il 53 per cento degli istituti afferisce al settore pubblico (con un’offerta pari a 158 mila posti letto), il 47 per cento al settore privato che eroga servizi anche per conto del Ssn (41 mila posti letto) In totale 199 mila. Complessivamente nel 2012, ogni mille abitanti ci sono 3,3 posti letto che sono utilizzati al 79,4 per cento, con un tasso di ospedalizzazione pari a 118,9 per mille e con una degenza media di otto giorni. L’analisi negli ultimi sei anni (2007-2012) dell’indicatore relativo al numero di posti letto ordinari per abitante mostra una diminuzione da 3,8 a 3,3 posti per mille abitanti.

Personale sanitario. I dati relativi al personale medico mostrano, nel 2012, una composizione analoga a quella presente nelle strutture ospedaliere del Sistema sanitario nazionale: il 75,9 per cento presta servizio presso le strutture pubbliche, il 9,5 per cento nelle strutture equiparate alle pubbliche ed il 14,6 per cento nelle strutture private accreditate. In totale ci sono 121 mila medici e 264 mila infermieri. Nelle strutture del Ssn sono presenti 2 medici ogni mille abitanti, mentre tale valore arriva a 4,4 per mille per il personale con il ruolo di infermiere. Ogni 2,2 di infermieri c’è un medico: nelle strutture pubbliche tale rapporto è più alto rispetto a quelle equiparate alle pubbliche (2,4 rispetto a 1,9) e a quelle private accreditate (1,1). Analizzando i dati del personale a livello territoriale, il valore più basso per presenza di medici si osserva nel Sud (1,7 medici per mille abitanti) e nel Nord-est (1,9 per mille): nella prima ripartizione la Calabria è la regione con il valore più basso (1,5), nella seconda lo è il Veneto (1,7).

Dimissioni ospedaliere. Nel 2013, le dimissioni ospedaliere per acuti (esclusa riabilitazione e lungodegenza) in regime ordinario e in day hospital sono 8.981.339, corrispondenti a 1.491 dimissioni ospedaliere ogni 10 mila residenti. Prosegue il processo di deospedalizzazione che ha determinato una progressiva e significativa diminuzione dei ricoveri nel tempo: nell’ultimo quinquennio le dimissioni ospedaliere hanno fatto registrare una riduzione media annua del 4,5 per cento e una riduzione complessiva del 16,7 per cento rispetto al 2009. Tra il 2012 e il 2013 la diminuzione dell’attività ospedaliera per acuti è stata del 4,3 per cento.

Le cause più frequenti di ricovero sono le malattie del sistema circolatorio (14,1 per cento) e i tumori (10,7 per cento). Fra le donne sono frequenti anche i casi dovuti a complicazioni legate alla gravidanza (16,5 per cento).

Abortività spontanea. Tra i vari esiti della storia riproduttiva della donna, il fenomeno dell’abortività spontanea ha assunto una importanza rilevante nel corso del tempo: il numero assoluto dei casi registrati è passato da 56.157 (riferiti all’anno 1982) a 73.810 (nell’anno 2012), con un aumento del 31,4 per cento. Anche l’indicatore utilizzato per studiare tale fenomeno, ovvero il rapporto di abortività spontanea, mostra un aumento del 56,5 per cento passando da 89,2 casi di aborto spontaneo per mille nati vivi nel 1982 a 139,6 nel 2012. L’età avanzata della donna risulta essere un fattore a cui si associa un rischio di abortività più elevato.

Interruzioni volontarie di gravidanza. Considerando il fenomeno dell’abortività volontaria si può osservare che tra il 1980 e il 2012 i tassi calcolati sulla popolazione femminile sono diminuiti di oltre il 40 per cento per tutte le classi di età, con la sola eccezione delle donne giovanissime (15-19 anni) per le quali si presenta una sostanziale stabilità del fenomeno.

Cause di morte. Nel 2012 si sono verificati circa 613 mila decessi, il 66 per cento dei quali dovuti a malattie del sistema circolatorio e tumori. Tra 15 e 29 anni, il 58,5 per cento dei decessi maschili avviene per cause di natura violenta contro il 37,8 di quelli femminili. La mortalità infantile più elevata si registra in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.

Suicidi. Nel 2012, si sono suicidate 4.258 persone, uomini nel 78,1 per cento dei casi. Quasi un suicidio su due avviene per impiccagione e soffocamento.

Stato di salute della popolazione. La percezione dello stato di salute rappresenta un indicatore globale delle condizioni di salute della popolazione, molto utilizzato anche in ambito internazionale. Nel 2015, il 69,9 per cento della popolazione residente in Italia ha dato un giudizio positivo sul proprio stato di salute, rispondendo “molto bene” o “bene” al quesito “Come va in generale la sua salute?”. Il dato è stabile rispetto all’anno precedente. La percentuale di persone che dichiarano di godere di un buono stato di salute è più elevata tra gli uomini (73,4 per cento) che tra le donne (66,5 per cento). Tra le regioni italiane le situazioni migliori si rilevano a Bolzano (85,8%), Trento (78,8%) e Valle d’Aosta (72,4%), la peggiore in Calabria (60,8%) e Sardegna (64,7%).

Malattie cronice. Il 38,3 per cento ha dichiarato di essere affetto da almeno una patologia cronica. Le patologie croniche più diffuse sono: l’ipertensione (17,1 per cento), l’artrosi/artrite (15,6 per cento), le malattie allergiche (10,1 per cento), l’osteoporosi (7,3 per cento).

Uso dei farmaci. Il 41,0 per cento della popolazione ha fatto uso di farmaci nei due giorni precedenti l’intervista. Le donne più degli uomini hanno dichiarato di aver assunto farmaci nel periodo considerato (45,0 per cento contro 36,8 per cento). Le quote di consumatori aumentano all’avanzare dell’età: per entrambi i sessi si raggiunge la metà della popolazione già dai 55 anni fino a raggiungere l’89,1 per cento tra le donne ultra settantacinquenni e l’86,7 per cento tra gli uomini della stessa fascia d’età.

Abitudini alimentari. L’Italia è ancora lontana da un’ampia diffusione del modello basato sul pasto veloce consumato fuori casa. I dati relativi al 2015 (Tavola 4.17) evidenziano che il pranzo costituisce, infatti, ancora nella gran parte dei casi il pasto principale (67,2 per cento della popolazione di 3 anni e più) e molto spesso è consumato a casa (73,4 per cento), permettendo così una scelta degli alimenti ed una composizione dei cibi e degli ingredienti più attenta rispetto ai pasti consumati fuori casa. Oltre l’80 per cento della popolazione di 3 anni e più fa una colazione “adeguata”, vale a dire non solo limitata al caffè o al tè.

Fumo. Stabile rispetto al 2014 la quota della popolazione di 14 anni e più che dichiara di fumare (19,6 per cento).

Sempre più longevi. Grazie alla costante riduzione dei rischi di morte a tutte le età, prosegue nel 2014 l’incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,8 del 2013 a 80,2 anni e per le donne da 84,6 a 84,9. All’interno dell’Unione europea solo Svezia e Spagna hanno una situazione migliore per gli uomini (80,2 anni), mentre per le donne la speranza di vita è più alta esclusivamente in Spagna (86,1), Francia (85,6) e Cipro (85,0) (dati 2013). Al 31 dicembre 2014 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella con meno di 15 anni) raggiunge il valore di 157,7% da 154,1% dell’anno precedente. Sul territorio, è la Liguria la regione con l’indice di vecchiaia più alto (242,7 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (113,4%). Nell’Ue a 28 paesi l’Italia si conferma al secondo posto, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.

Da Quotidiano Sanità

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