Nhs offrirà test genetici a tutte le donne con cancro ovarico

20 Lug 2016

Semplificare il test genetico per il cancro ovarico potrebbe salvare più vite di pazienti e familiari, facendo risparmiare alla casse del Servizio sanitario britannico qualcosa come due milioni e mezzo di sterline l’anno. Ecco, in sintesi, le conclusioni pubblicate sulla rivista Scientific Reports di un gruppo di ricercatori britannici coordinati da Sabera Nazneen Rahman, genetista e direttrice della sezione Genetica ed epidemiologia all’Institute of Cancer Research (Icr).

«I test genetici permettono ai medici di scegliere i farmaci più adatti con cui trattare ogni paziente, oltre che a stabilire in modo rapido e affidabile il rischio di cancro dei familiari» esordisce la ricercatrice, spiegando che quasi tutte le 7.000 donne inglesi con diagnosi di tumore ovarico hanno il diritto di essere testate per il gene Brca, che aumenta notevolmente le probabilità di sviluppare tumori maligni non solo all’ovaio, ma anche a prostata e mammella. «L’attuale sistema, tuttavia, è lungo e laborioso e richiede l’invio delle pazienti seguite in oncologia ai servizi di genetica, con il risultato che solo un terzo delle pazienti fa il test» riprende l’autrice, sottolineando che l’Icr ha semplificato il processo invitando gli oncologi a sottoporre all’esame, un semplice prelievo di sangue, tutte le donne con cancro ovarico, inviando ai servizi di genetica solo quelle i cui risultati destano preoccupazione. Ma non solo: ora l’esame è più veloce, e i risultati sono disponibili dopo sole tre o quattro settimane invece dei precedenti quattro o cinque mesi.

I ricercatori inglesi hanno verificato l’efficacia del sistema così semplificato su 207 donne cui è stato proposto il test, scoprendo che nell’80% dei casi i risultati sono serviti a decidere il miglior trattamento. E, cosa altrettanto importante, i familiari delle 33 donne positive al gene Brca hanno avuto la possibilità di essere a loro volta sottoposti al test per stabilire il loro livello di rischio. Conclude Paul Workman, direttore dell’Institute of Cancer Research: «Vent’anni fa il gene Brca2 è stato identificato proprio qui all’ICR, e questo studio è un ottimo esempio di come la ricerca di base può essere trasformata in qualcosa di pratico che può migliorare la cura del paziente salvando vite umane».

Scientific Report 2016. doi:10.1038/srep29506
http://www.nature.com/articles/srep29506

Da Doctor33

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