Parto senza dolore: come garantirsi l’epidurale?

22 Apr 2017

In teoria, con l’entrata in vigore dei nuovi Lea la parto-analgesia dovrebbe essere assicurata a tutte le donne che ne facciano richiesta. In pratica, non sempre è così. Ecco le indicazioni dell’anestesista per individuare l’ospedale giusto

Parto senza dolore: come garantirsi l'epidurale?

L’analgesia epidurale dovrebbe essere un diritto di tutte le donne. Poche strutture, però, la garantiscono gratuitamente 24 h su 24, 7 giorni su 7. Così, capita che al momento del bisogno non si riesca a ottenerla, nonostante ci si sia mosse per tempo, ci si sia sottoposte a tutti gli accertamenti necessari per escludere controindicazioni e il personale dell’ospedale ci abbia rassicurato sulla sua disponibilità.

Quello che spesso non viene chiarito, purtroppo, è che nella maggior parte dei casi questa prestazione è garantita solo in determinati giorni e orari. “Di notte o nel week-end, quando le guardie anestesiologiche sono ridotte al minimo, le donne finiscono spesso per doverci rinunciare”, spiega Ida Salvo, Gruppo di Studio Ostetricia SIIARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva).

Meglio, allora, fare una piccola indagine per conto proprio e verificare che il centro prescelto sia tra quelli che la offrono 24 h su 24, 7 giorni su 7: nel portale www.doveecomemicuro.it è presente una mappa realizzata in collaborazione con O.N.Da (per visionarla basta scrivere nella barra del “cerca” la parola chiave “epidurale” e selezionare la voce “Analgesia epidurale gratuita h24 7 giorni/7”).

Quali sono i pro e i contro della parto-analgesia?

“L’epidurale è la tecnica farmacologica di gran lunga più efficace nel controllo del dolore del parto”, dice Ida Salvo. “Vanta un alto grado di sicurezza e preserva la sensibilità alle contrazioni, cosa che permette alla donna di collaborare attivamente durante la fase espulsiva.
Un’altra nota positiva riguarda i cesarei: “L’Associazione O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla Salute della donna) ha dimostrato che più della metà degli interventi richiesti dalle donne, soprattutto nei piccoli punti nascita, avviene per paura del dolore. Garantendo l’accesso all’epidurale, quindi, si ridurrebbe anche il numero dei cesarei, di cui spesso in Italia si abusa: le donne devono essere consapevoli che si tratta di interventi chirurgici non privi di complicanze, che predispongono a una perdita ematica almeno doppia rispetto a un parto vaginale”, spiega l’esperta.
Quanto agli svantaggi, il mal di testa, che si presenta nell’1% dei casi, è l’unica eventuale complicanza, anche se transitoria e benigna”.

Finora, nonostante l’epidurale sia stata inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza nel 2008, la sua diffusione è stata “a macchia di leopardo”. Ora che i nuovi LEA sono entrati in vigore vi si potrà accedere più facilmente?

“Quello che tutti speriamo è che l’analgesia epidurale possa avere una distribuzione più omogenea sul territorio nazionale. È chiaro, però, che l’entrata in vigore dei nuovi Lea è solo l’inizio di un percorso. Ora spetta alle Regioni, che gestiscono i fondi della Sanità, rendere questo diritto reale e non solo sulla carta”, spiega Ida Salvo.
“Quanto al problema delle risorse, il Ministero della Salute ha dato un’indicazione importante: quella di offrire la parto-analgesia con epidurale solo nei centri più grandi, quelli cioè che effettuano più di 1000 parti all’anno. Così facendo, si raggiungerebbe anche l’obiettivo di centralizzare i parti nelle strutture più sicure perché le donne sarebbero portate a scegliere gli ospedali che offrono la parto-analgesia 24 ore su 24”.

Perché è meglio evitare i piccoli punti nascita?“Perché laddove si fanno 1-2 parti al giorno e un taglio cesareo ogni 3 non può essere garantita la qualità delle prestazioni, ma soprattutto non può essere assicurata la corretta gestione dell’emergenza materna e neonatale”, dice Ida Salvo.
“I centri più piccoli, che effettuano meno di mille parti all’anno, quindi, andrebbero chiusi, cosa che permetterebbe anche di liberare risorse preziose. Senza spendere un euro in più si riuscirebbe a offrire sia maggior sicurezza alla mamma e al bambino sia la parto-analgesia con epidurale gratuita a coloro che la richiedono”.

Quali sono i requisiti minimi affinché un ospedale possa garantire la parto-analgesia?“Non esistono requisiti minimi”, dice l’esperta. “Ogni ospedale con più di 1000 parti dovrà organizzarsi in modo da assicurare il servizio. Il numero di anestesisti da assumere dipenderà, poi, dal volume di parti effettuati ogni anno, perché chi pratica più di 3000 parti all’anno ha esigenze diverse da chi ne fa solo 1000. Sicuramente è necessario implementare gli organici e l’autorizzazione per fare ciò dipende dalle Regioni. Per il resto, si tratta di una questione di organizzazione interna agli Ospedali che fa capo ai Direttori Generali che dovranno essere valutati nella loro funzione anche sulla applicazione di questa procedura dei LEA.
Non deve accadere che chi lavora in rianimazione, in sala operatoria o in pronto soccorso debba lasciare i pazienti per andare a fare una analgesia in sala parto. Dal canto loro, gli anestesisti italiani sono disponibili a trovare soluzioni condivise che garantiscano il diritto alle donne di partorire senza dolore. Siamo in questo settore fanalino di coda in Europa e nel mondo ed è ora di fare qualcosa”.

Michela Crippa

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