Ricostruzione seno: una valida alternativa al silicone

14 Feb 2018

di Paola Mussinano

La ricostruzione del seno dopo la mastectomia: il Professor Figus e la sua équipe offrono un’alternativa alle protesi in silicone. La tecnica PAP Flap al Policlinico di Monserrato.

Immaginate un mondo dove ci si vesta solo Desigual. Non potete scegliere i colori da accostare, esistono solo combo preparati per voi e per gli stilisti che dovranno necessariamente appiattire la loro creatività. L’unica fase che potranno personalizzare è “riempi gli spazi coi colori che vuoi”.
Triste vero?
Perché allora non avere la possibilità di scegliere su qualcosa di più importante che riguarda la nostra salute? Sì perché la scelta delle protesi quale unica soluzione alla ricostruzione del seno nelle pazienti oncologiche non è mera questione estetica. Spesso si può andare incontro a problemi più seri.
Ad esempio nelle donne che si sono sottoposte a radioterapia (o anche no), esiste la probabilità importante di incappare in:
-contrattura capsulare (manca)
-andare incontro a infezioni (celo)
-rottura protesi (manca)
-sieromi tardivi (celo)
-recrudescenza di sintomi in alcune malattie autoimmuni (celo anche se “scientificamente non dimostrato”)
Allora perché non avere un’alternativa al silicone?

Fino a ieri si poteva optare per la ricostruzione utilizzando il lembo addominale con la tecnica microchirurgica DIEP (acronimo di Deep Inferior Epigastric Perforator). Le candidate a questo tipo di intervento sono donne il cui grasso addominale può offrire una risorsa per la ricostruzione.

Nel mio caso, chi ha seguito le vicissitudini raccontate in passato sa, non ho avuto l’offerta del piano B.
Le protesi mi hanno procurato un’amplificazione di una probabile infezione (sei mesi di febbre continua a 38 e passa, più altri simpatici sintomi che non sto a riproporvi) e il grasso addominale, non pervenuto! “Se dovesse ingrassare, si può pensare a prelevare dall’addome”.

Ho contattato il Professor Figus che dopo 700 interventi eseguiti in UK, dove ha lavorato per svariati anni, è tornato in Sardegna per offrire le sue competenze, ha portato la nostra regione a essere notata per il primo intervento di questo genere in Italia: ricostruzione al seno su due pazienti magre prelevando una porzione di cute e grasso dalla parte mediale di entrambe le cosce (interno coscia e sotto gluteo) e, unite le due porzioni prelevate, ha rimodellato un seno di taglia terza, coppa C.
La tecnica utilizzata è il PAP Flap (PAP acronimo di Profunda Artery Perforator), una tecnica descritta in USA nel 2012, quindi bella giovane e fresca ma ampiamente collaudata.
In Inghilterra Andrea Figus ha potuto specializzarsi in interventi di microchirurgia ricostruttiva, una branca della chirurgia plastica tradizionale dove il paziente diventa donatore di sé stesso e il chirurgo lavora su parti del corpo umano prelevando, come nel caso del PAP Flap, cute e grasso da altre sedi, ricollocandole e ricongiungendo vene e arterie (anastomosi) sotto il microscopio operatorio per ridare l’irrorazione necessaria alla porzione “trasferita”.
Capite bene che si tratta di intervenire su qualcosa di pochi millimetri di grandezza.
In inglese viene definita anche “one shot surgery” proprio perché hai un’unica possibilità di farlo e te la devi giocare alla grande.

La microchirurgia ricostruttiva è attiva in campo oncologico anche per restituire aspetto e funzionalità di altre parti del corpo come nei casi di tumori che riguardano testa e collo.
Tessuti autologhi Vs protesi? No! In realtà non è una competizione e il Prof. Figus su questo punto è chiaro:
«L’introduzione di nuove tecniche deve essere vista come un’opportunità per noi medici che possiamo collaborare facendo rete, e per le pazienti che avranno modo di orientarsi sulle scelte. Noi dobbiamo dare tutte le informazioni possibili essendo chiari a trasmettere tutti i pro e i contro».
Nel caso delle protesi in silicone il “Registro Nazionale delle Protesi mammarie” voluto anche da Umberto Veronesi e istituito per legge nel 2012 che dovrebbe permetterne la tracciabilità una volta impiantate, avrebbe dovuto raccogliere tutti i dati del post-intervento, notizie su sicurezza ed eventuali complicazioni, ma ancora di fatto, il database non funziona.
Sul tessuto irradiato inoltre, i problemi relativi alle protesi, si fanno più consistenti.
Motivi questi per non fossilizzarsi su un’unica soluzione (di recente sono state accolte anche in Italia un tipo di protesi “più sicure, dinamiche e tracciabili”, questo per lo meno promettono).

«C’è un divario enorme tra Inghilterra e Italia sul piano informativo – continua il professor Figus –
In Inghilterra davanti alla possibilità di scegliere, molte pazienti optano per l’intervento ricostruttivo con porzioni di tessuti autologhi per vari motivi tra cui non ultimo, la diversa sensazione alla vista e al tatto del seno, reso molto più naturale con le tecniche del DIEP e del PAP Flap»
«Un altro vantaggio di questa recente modalità è che può essere eseguita al momento della mastectomia»
In pratica il chirurgo plastico interviene una sola volta senza bisogno di ritornare in sala operatoria e nel tempo si evitano i vari tagliandi: la periodica risonanza magnetica per osservare l’integrità delle protesi e ancora la sostituzione delle stesse in media ogni 10-12 anni.
Oltre ovviamente ai controlli “di rito” per la prevenzione.
A proposito dei controlli, i seni ricostruiti coi lembi del nostro corpo, possono essere sottoposti a mammografia, ecografia e risonanza magnetica come il seno normale, cosa che nel seno mastectomizzato con protesi, non può avvenire.
Come si può capire, l’invito a collaborare ha un risvolto di carattere inclusivo: il dialogo deve esserci tra specialisti, tra più strutture nei diversi territori, questo vuol dire riportare al centro il paziente.
Il fatto che venga fatto in Sardegna è una splendida opportunità per gli isolani che non sono costretti a diventare “migranti sanitari” come è spesso avvenuto.
Collaborazione e informazione: due importantissime parole chiave per il libero arbitrio delle pazienti oncologiche con carcinoma mammario.

E ora scusate ma devo rivolgermi a un bravo sarto che non lavori per Desigual

 

Da: sardegnablogger.it

 

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