Screening prenatale non invasivo basato sul Dna. Dal Consiglio superiore sanità ok a linee guida

15 Lug 2015

“Il documento allinea l’Italia agli altri Paesi europei nella previsione di offrire questo screening non invasivo basato sul Dna, che analizza le probabilità che il feto possa essere affetto ad esemopio da sindrome di Down, Edwards, Patau, a circa 50.000 potenziali utenti ogni anno”. Indicazioni su aspetti logistici e competenze professionali. Previsti anche specifici moduli di consenso informato. LE LINEE GUIDA

Il Consiglio superiore di sanità ha approvato, nell’Assemblea generale del 12 maggio 2015, le Linee-guida sullo Screening prenatale non invasivo basato sul DNA (Non Invasive Prenatal Testing – NIPT). È quanto comunica il Ministero della Salute sul suo sito.

“Il documento – si legge – allinea l’Italia agli altri Paesi europei nella previsione di offrire questo test a circa 50.000 potenziali utenti ogni anno. Il NIPT non è un test diagnostico, ma di screening, basato su tecniche molecolari di elevata sensibilità che analizzano la probabilità che il feto sia affetto dalle più comuni anomalie di numero dei cromosomi non sessuali: trisomia 21 (sindrome di Down); trisomia 18 (sindrome di Edwards); trisomia 13 (sindrome di Patau).

Le linee-guida, tra l’altro:

– prevedono specifici modelli di consenso informato, volti alla tutela della donna

– prevedono la necessità che il Centro che offre il test possa fornire alla gestante il completo supporto durante l’intero iter diagnostico prenatale, facendosi carico del follow-up della gravidanza, con particolare riferimento al suo esito

 

L’articolo su Quotidiano Sanità

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