Terapia ormonale in menopausa: aumenta il rischio di Alzheimer?

10 Mar 2019

Uno studio finlandese riapre il dibattito sui rischi della terapia ormonale in menopausa. Se iniziata dopo i 60 anni o se protratta per oltre 10 anni si associa ad un aumento del rischio di Alzheimer dal 9 al 17%. Le associazioni di estro-progestinici sembrano a un maggior rischio rispetto alla terapia a base di soli estrogeni. Un editoriale di commento allo studio ribadisce però la sostanziale neutralità sul rischio cognitivo di una terapia ormonale sostitutiva iniziata a ridosso della menopausa e di breve durata.

Uno studio finlandese appena pubblicato su BMJ ha individuato un piccolo aumento del rischio di Alzheimer nelle donne in terapia ormonale sostitutiva. Lo studio, siglato come primo nome da Hanna Savolainen-Peltonen, professore associato di ostetricia e ginecologia presso l’ospedale universitario di Helsinki, ha confrontato l’uso di terapia ormonale in menopausa nelle donne finlandesi con o senza diagnosi di Alzheimer. I ricercatori finlandesi hanno attinto ai registri nazionali finlandesi di popolazione e dei farmaci negli anni compresi tra i 1999 e il 2013. Nello studio sono state incluse tutte le donne finlandesi in post- menopausa che tra il 1999 e il 2013 avevano ricevuto una diagnosi di Alzheimer da parte di un neurologo o un geriatra e che erano presenti all’interno del registro nazionale dei farmaci. Come controlli è stata utilizzata una coorte di donne senza diagnosi di Alzheimer (84.739), scelte in base all’età e al distretto ospedaliero, sempre all’interno del registro nazionale di popolazione finlandese.

 

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